Celebrare la fine del marketing e della pubblicità sembra sia diventato il terzo sport nazionale, dopo gli altri due diffusissimi: il calcio e lo scaricabarile.
Anche se puntuali arrivano le smentite con un aumento degli investimenti in pubblicità a partire dai primi dati del 2008 che segnano una crescita di oltre il 4%.
Questo perchè la buona pubblicità può significare sviluppo economico, occupazione, benessere e conoscenza (non dimentichiamo la pubblicità progresso) oltre la indiscutibile utilità di far incontrare domanda ed offerta.
Non rasserena ascoltare nei convegni degli addetti e leggere articoli che pronosticano il requiem della pubblicità, nè constatare che noti personaggi della comunicazione perdano il posto di lavoro e nemmeno può essere una soluzione mantenere in vita un mercato solo con la pubblicità delle promozioni , perchè non è "lo sconto dello sconto, il caricati per tre e paghi per due o il se non arrivi a fine mese non è colpa mia" che permetterà alla Comunicazione di chiamarsi "Futura".
Infatti non bisogna condividere tutto della comunicazione pubblicitaria.
Finito il marketing aggressivo che lasciava: "comprare un auto Ford di qualsiasi colore purchè fosse nera".
Il nero si asciugava prima e meglio degli altri colori e con questo sistema si realizzava il sogno di dare un auto a tutti gli Americani con un costo industriale più basso.
Si è passato ad un marketing che individuasse le passioni da soddisfare, dedicato a beni e servizi.
Trovo per esempio disdicevole la mercificazione dei corpi o l'esaltazione dei consumi usa e getta ma far equivalere i pubblicitari a manipolatori dei cervelli addirittura capaci di aver scippato Adamo nelle sue principali attribuzioni, mi sembra un tantino troppo.
Trovo comunque simpatico l'invito alla riflessione riportato di seguito, lanciato da Mauro Artibani su Comunitazione.it .
Uno spunto troppo ghiotto per cadere nel vuoto.
Trovo comunque simpatico l'invito alla riflessione riportato di seguito, lanciato da Mauro Artibani su Comunitazione.it .
Uno spunto troppo ghiotto per cadere nel vuoto.
" In principio fu Adamo. Sì proprio Lui “the first”che, fornito della divina onomathesia, ha imposto il nome alle cose.
Così ci venne consegnato un mondo distinto, interpretato; dove le cose potessero accadere, dare loro esistenza: senso.
Poi è toccato a filosofi, poeti, artisti, religiosi. In ultimo, nei pressi del mondo contemporaneo, ai pubblicitari che mostrano straordinarie abilità nel perseguire cotanto compito.
Quelli della pubblicità hanno scippato Adamo.
Non solo informano: danno Nomi e Norme, ordinano Fatti, confezionano Emozioni, dispongono Significati.
Impacchettano dentro pakaging impeccabili Esperienze, altro che prodotti; Senso, altro che merci.
Là, dove tutto è merce, la pubblicità previene poi provvede quando, come, dove, perché delle cose che accadono e noi con-formati e con-vinti, senza remore, facciamo del nostro peggio.
Così ci venne consegnato un mondo distinto, interpretato; dove le cose potessero accadere, dare loro esistenza: senso.
Poi è toccato a filosofi, poeti, artisti, religiosi. In ultimo, nei pressi del mondo contemporaneo, ai pubblicitari che mostrano straordinarie abilità nel perseguire cotanto compito.
Quelli della pubblicità hanno scippato Adamo.
Non solo informano: danno Nomi e Norme, ordinano Fatti, confezionano Emozioni, dispongono Significati.
Impacchettano dentro pakaging impeccabili Esperienze, altro che prodotti; Senso, altro che merci.
Là, dove tutto è merce, la pubblicità previene poi provvede quando, come, dove, perché delle cose che accadono e noi con-formati e con-vinti, senza remore, facciamo del nostro peggio.
Esecrabili, disdicevoli?
Loro no, noi si.
Loro fanno del loro meglio.
Chi meglio di loro propone domanda di consumo?
Chi meglio di loro olia i meccanismi dell’acquisto?
A noi, orfani della domanda, non resta che acquistare fino allo stremo; fino a confondere la fisiologia dello stare nel mercato per produrre ricchezza, con la patologia del consumare che ci alberga come Fine.
Fino a generare patenti diseconomie: sprechi, monnezze, debito in eccesso, allucinate solitudini."
Loro no, noi si.
Loro fanno del loro meglio.
Chi meglio di loro propone domanda di consumo?
Chi meglio di loro olia i meccanismi dell’acquisto?
A noi, orfani della domanda, non resta che acquistare fino allo stremo; fino a confondere la fisiologia dello stare nel mercato per produrre ricchezza, con la patologia del consumare che ci alberga come Fine.
Fino a generare patenti diseconomie: sprechi, monnezze, debito in eccesso, allucinate solitudini."
Ed allora proseguiamo nella interpretazione della genesi della creazione ed aggiungiamo alcune considerazioni.
Adamo era già stato scippato da prima.
E chi l'ha scippato è stato il primo ma nemmeno tanto abile comunicatore, nella forma di un serpente che è riuscito a convincere Eva. :)
Eppure nel visual della comunicazione c'erano tutti gli elementi per comprendere l'inganno.
- Tra tutti gli animali poteva essere il serpente il top della bellezza estetica per porgere il messaggio?
- Il suo linguaggio sibilante, intercalato dalla fuoriuscita di una lingua saettante, poteva essere il top della chiarezza comunicativa?
- Possibile credere che una sola mela desse un potere superiore a Dio ?
- Se così fosse stato perchè sarebbe stata lasciata lì incustodita?
- Come mai non ne aveva usufruito il serpente stesso per diventare più potente di Dio?
Perchè volergli credere e, allora come oggi, cercare qualcosa in più?
Eva si era autoscippata della facoltà di comprendere quanto avesse già a disposizione perchè aveva voglia di credere in qualcosa di superiore a ciò che fosse già suo.
Questa la storia dell'umana insoddisfazione alla ricerca dopo aver soddisfatto i bi-sogni di voler soddisfare i sogni a qualsiasi costo.
Non so quanto sia giusto che ciò possa avvenire ma di sicuro avviene spesso.
Poi, Eva non da sola ma insieme ad Adamo (che forza il passaparola), ha barattato tutto il Paradiso Terrestre per un morso ad una mela.
Oggi diremmo scherzosamente : "mi venderei per un Apple ?" :)Concordo sull'uso cattivo che si fa di questa grossa capacità comunicativa che hanno sviluppato i pubblicitari, quando constato che con la pubblicità si solleticano gli istinti più bassi per vendere e la cosa sovente mi irrita, ma non dimentichiamo che siamo consumatori, a volte, con l'assurda voglia di farci consumare.
Se invece di ragionare utilizzando le parti basse, dalla cintola in giù, piedi compresi, provassimo a ragionare usando ciò che c'è dalla cintola in sù, il cuore, la testa, non cambierebbe forse qualcosa ?
Diventeremmo abili nel fare come consumatori un marketing capace di sollecitare le aziende a produrre oggetti che ci sollevano dai nostri bisogni e migliorano la vita invece che stuzzicarle a cercare di produrre oggetti e servizi che ci sollevino sì ma invece che dai bisogni ... dal fondoschiena?
Ma forse la colpa è nel DNA, Adamo ed Eva non hanno saputo resistere al fascino della mela, ed anche noi loro figli non siamo ancora in grado di scrivere con i nostri comportamenti le pagine di uno storico cambiamento e ci lasciamo cullare dal richiamo suadente delle sirene truffatrici pur di sentirci costantemente alla ricerca di chissà quale "virtude e conoscenza".
Nessun commento:
Posta un commento