Ancora una volta Jumper vuole rilanciare.
Dopo averli informati con le sue news, stimolati con le sue provocazioni e riflessioni, formati con i suoi corsi e video, ora tenta il grande sogno.
Un unico "grande club" di tutti i professionisti fotografi ed anche di coloro che non professionisti si approcciano alla fotografia con lo stesso spirito : curiosità, sensibilità, creatività, perfezionamento.
Un club per modo di dire, non ci sono tessere, incarichi, riunioni. In compenso un grande spazio virtuale, non dispersivo come Facebook, ma di spontanea aggregazione di interessi simili.
La soglia è ambiziosa raggiungere i 10.000 amici iscritti alla newsletter.
Le motivazioni di una tale richiesta di sottoscrizione di massa sono presto dette : Contarsi perchè chi conta può far valere le proprie idee, far sentire i propri disagi, esprimere opinioni e catturare attenzione.
In un mondo così distratto ed in crisi ha un senso credere ancora in un tale sogno?
Io ritengo di sì ! Sognare non è solo un modo di fuggire la realtà ma anche di tentare di riscriverla con intelligenza e lungimiranza.
Il prezzo da pagare è l'impegno, il sacrificio, le delusioni da lasciare sul campo.
Il premio, l'orgoglio di dire io c'ero e ci ho creduto fino in fondo.
Io sono già iscritta da prima che nascesse il mio "photoxgraph" e voi che fate?
Ma lasciamo esporre la sua idea direttamente a Luca Pianigiani:
Vi diciamo tutto questo perché siamo convinti che bisogna fare un’opera di aggregazione, e siamo disposti a sponsorizzare questa azione. Essere tutti uniti, non in un social network dispersivo come Facebook (dove tutti sono nulla, solo numeri, solo informazioni disperse e poco approfondite), ma in una piazza comune, dove circolano le idee, dove ognuno ha la possibilità di dire la sua e di dare un contributo collettivo. Questa piazza si chiama Jumper e ha un duplice compito: aggregare e aiutare il settore. Se fossimo il doppio, potremmo disporre di molte più risorse. Un esempio? parlare in modo aperto di problemi, di tecnologie e di iniziative dedicate alla fotografia professionale. Dove se ne parla? Non ci sono luoghi di incontro, non ci sono riviste che *davvero* parlano di fotografia professionale (erano poche anni fa, quando il mercato era ancora vivace, figuriamoci ora!), non ci sono eventi davvero capaci di unire tutti, da nord a sud. Questo significa che quello che possiamo ottenere, qui, possiamo usarlo per il bene di tutti coloro che dimostrano interesse e passione nei confronti del settore. Abbiamo già dimostrato con i fatti che non ci spaventa (anzi) parlare di “realtà concorrenti”, perché non ne abbiamo di concorrenti: non lo diciamo con snobbismo, ma con un po’ di rammarico, sentirsi gli unici non è un bene…mai. Per questo, se cresciamo noi e questa comunità, possiamo dare spazio a chiunque abbia un progetto serio da proporre: un’associazione, una rivista, un’ente, un evento, un corso di formazione, una scuola. Non vogliamo crescere “per noi”, vogliamo dare una spinta a questo settore, che è in agonia, ma che non vuole (e non può) morire.
Mi permetto di aggiungere una considerazione a quanto esposto da Luca, forse ci sarebbe bisogno dello stesso spirito ed approccio anche per il settore grafico che lentamente sta subendo la stessa sorte, partito dall'essere appannaggio degli "Artisti Futuristi" diventa sempre più appannaggio dei "ClipArtisti Contemporanei".
Scusatemi la battutaccia, ma è solo per far riflettere se l'idea di Luca non sia da apprezzare ed imitare.
Chi raccoglie il "testimone"?
Link al form:
http://www.jumper.it/form-per-partecipare-al-progetto-10-000-amici-di-jumper/
N.B. Per chi segnala degli amici nella newsletter, Jumper riconosce un simpatico omaggio. Per quello che mi riguarda invece non segnalatemi perchè non ritengo di dover essere io a ricevere un regalo. Invece è talmente interessante lo spirito di iniziativa che anima il progetto che dovremmo essere noi a fare dei regali a Jumper se davvero riuscirà a smuovere l'interesse verso un settore ormai in profonda crisi.
5 commenti:
link:Il Club dei 10.000 Jumperisti
Salve, vorrei dare anch’io un mio contributo .
Non sono un fotografo professionista ma l’ex commesso di un negozio di fotografia. Ora lavoro ai magazzini generali. La scomparsa dei fotografi professionisti ed amatori ha cambiato il modo anche di vendere le fotocamere. Io ricordo che quando entrava un fotografo in negozio era una festa. Si parlava di tecnica, si cercava qualità, si sperimentava. C’era l’orgoglio di presentare i risultati raggiunti e la voglia di chiedere consigli sull’attrezzatura da acquistare per migliorare lì dove non si era soddisfatti. Si parlava di reflex ma anche di chimica, di carta, di risoluzione, di temperatura colore e termometri di precisione. Ero solo un commesso ma tornavo a casa e sentivo che le mie dieci ore di lavoro erano servite a fare da consulente a dei professionisti.
Esisteva la Fiaf, e la voglia di comparire nel loro annuario con le foto migliori.
Poi l’avvento delle compact digitali. Tutti provetti fotografi a far vedere sul monitorino della compact quanto erano bravi se non fosse che la macchina era difettata perché…faceva venire gli occhi rossi, le faceva troppo scure quando c’era il sole di fronte e macchiate quando si scattava in…camera da letto al buio.
Stringi i denti, che importa, in fondo sono pur sempre clienti, pensavi. Nel frattempo sono morte le aziende produttrici e la fotografia non ferma più un ricordo …per sempre. La bella foto dei nonni in seppia che si faceva rifotografare per darne un duplicato ai nipoti viene soppiantata dallo scatto sul telefonino cancellato per errore la settimana dopo o il battesimo del figlio memorizzato proprio sul pc che ha preso un virus e il tecnico lo ha riformattato.
I fotografi andavano salvati quando non erano ancora a rischio estinsione, quando erano dei dottori non in camice bianco ma nero a fare miracoli al buio in camera oscura tra ingranditori e bacinelle di acido. Quando ancora potevano fare tanto per tutti coinvolgendoli nelle scuole per fargli insegnare come si rispetta un fiore e un insetto per poterlo fotografare, come si apprezzano linee e forme per gustare estetica, come si compone un’immagine per comunicare denuncia ed emozione.
Fotografo e fotoamatore erano tutto questo ed era un’emozione servirli, ognuno con le sue individualità. Ora ci sono solo tante macchinette al supermercato sacrificate sull’altare del consumismo ed il commesso è quell’annoiato che deve correre a spiegare come si fa a far uscire i cubetti di ghiaccio dall’ultimo frigo superautomatico.
Molto meglio scaricare arance che continuare ad assistere all’agonia di quella che una volta aveva tentato di conquistare con pari dignità il suo spazio tra le attività artistiche.
Interessante il censimento degli ultimi dinosauri che ha proposto Jumper e che sponsorizzi con tanto calore ma chiediti: a che serve?
Scusami per la lunghezza ed il tono sopra le righe, non volevo muovere delle critiche a dei sognatori, ma volevo far sentire anche la voce di chi ha assistito inerme alla sconfitta e non viene neanche ricordato, siamo solo spariti nel nulla.
Ti ringrazio di aver commentato e non ho nulla da scusarti per quello che chiami il tono sopra le righe, sono invece felice che hai sfruttato questo piccolo spazio per esprimere l'amore con cui hai svolto il tuo lavoro e la delusione successiva. Questo tuo commento ha aggiunto invece un'emozione in più a quelle che mi sta regalando questo post.Io ho iniziato il mio percorso in fotografia già nell'era digitale per cui non so aggiungere nulla se non che non ritengo che Jumper voglia fare il censimento dei dinosauri, semmai sta facendo quello che andava fatto anni fa proprio per salvare il posto di tutti gli addetti al settore che con la fotografia vivevano. Certamente è più facile salvare la Fiat che la realtà di chi come dici tu sparisce all'improvviso nel nulla e questo dovrebbe far riflettere. Il mio è solo un piccolo blog di foto e grafica e non ho il potere di amplificare la tua voce ma mi fa piacere che tu abbia scelto me per segnalare anche questo aspetto.
link: il club dei 10.000 jumperisti
La crisi della fotografia: si segnala questo articolo sul blog di repubblica ed i relativi commenti.
link: http://smargiassi-michele.blogautore.repubblica.it/2010/06/14/sono-diventati-tutti-matti/
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